Il metodo scientifico
Metodo scientifico: alcuni lo considerano noioso e complicato. Eppure è il modo più naturale per un essere umano di coltivare la propria curiosità e desiderio di esplorare. Sia che si voglia studiare le leggi della natura, la medicina, il moto degli astri, la mente umana, è la scienza che, di fatto, ha permesso al mondo occidentale di progredire nella conoscenza (producendo effetti sia positivi che negativi, naturalmente). Adoro il metodo scientifico perché mi ricorda quando, seduto in un noioso pomeriggio di grande afa, in Sicilia, essendo troppo caldo per andare a giocare, guardavo i miei nonni giocare a carte.
Il metodo scientifico come scoperta delle regole del gioco
Non conoscendo le regole del gioco, provavo a capirle osservando le loro mosse. E più li osservavo, più capivo quelle regole, fino a che sopraggiungeva una mossa improvvisa, che mi stupiva perché sembrava contraddire tutte le regole formulate in precedenza. E allora, dovevo rivedere il sistema di regole che mi ero costruito.
La scienza fa proprio questo: fa delle ipotesi sulle regole che governano un fenomeno, osserva quello che avviene nella realtà attraverso esperimenti o ricerche sul campo, aggiorna le regole individuate e, in alcuni casi, cambia totalmente schema.
Ha un linguaggio la scienza, quello della matematica, un linguaggio potente che permette di formalizzare le regole. La matematica serve a trovare equazioni più o meno complesse, come la famosa E=mc^2 di Einstein solo per fare un esempio, ma anche per comprendere se i risultati ottenuti da un esperimento o un’osservazione sono importanti o meno: questo è il ruolo della statistica.
Nel mio lavoro quotidiano dedico tempo alla scienza e al suo insegnamento. Ho la fortuna di insegnare in una scuola per optometristi quelle che sono le basi del sistema cerebrale che ci permette di vedere, ed insieme a ciò insegno a fare esperimenti sulla visione e ad usare la statistica. Ho prodotto alcuni risultati in questi anni (che potete trovare qui) e, dopo una breve interruzione, tornerò presto a produrne.
Psicoterapia e scienza
A volte le persone si stupiscono che io faccia cose così apparentemente diverse tra loro, ovvero psicofisica della visione e psicoterapia. In realtà, il mio approccio psicoterapeutico, anche se in apparenza vicino a posizioni new-age o “energetiche” (che non mi appartengono affatto in realtà), è fondato proprio su considerazioni scientifiche, come d’altronde dovrebbe essere per lo stesso codice deontologico degli psicologi italiani.
Gli studi sull’efficacia della psicoterapia indicano che più che il tipo di approccio contano i seguenti fattori: 1) capacità di terapeuta e pazienti di formare un’alleanza terapeutica, 2) instaurare una relazione terapeutica il più possibile sicura e 3) capacità empatiche del terapeuta (Norcross 2002, 2011). L’approccio umanistico e bioenergetico, coinvolgendo anche il lavoro sul corpo, è particolarmente adatto per lavorare stando attenti primariamente a questi tre fattori.
Ma c’è di più. Forse molti non sanno che Rogers (1951), colui che gettò le basi della psicologia umanistica, fu il primo nella storia della psicoterapia a registrare con un magnetofono e a pubblicare integralmente le sedute di una psicoterapia, senza selezione né censura e mantenendo, naturalmente, l’anonimato del materiale. Quello di Rogers fu l’inizio di un lavoro che rese disponibile del materiale osservazionale per indagini obiettive, introducendo di fatto nella psicoterapia il metodo scientifico.
Naturalmente, in psicoterapia non si potrà mai avere lo stesso livello di formalismo della fisica. Si possono descrivere i processi solo in maniera alquanto sommaria, a volte del livello del “cosa non fare per”, in quanto ogni uomo è unico e irripetibile, un intero infinito universo da esplorare.
Bibliografia
Norcross J.C. (2002) Psychotherapy relationships that work: therapist contributions and responsiveness to patients, New York, Oxford University Press; Trad. it. Quando la relazione terapeutica funziona, Roma, Sovera Edizioni, 2012.
Norcross J.C, Lambert M.J. (2011) Psychotherapy relationships that work II, Psychotherapy, 48(1) 1-4.
Rogers C.R. (1951) Client-centered Therapy: its current practice, implications and theory, Boston, Houghton Mifflin; Trad. it. Terapia Centrata sul Cliente, Firenze, Giunti Editore, 1970.