Gruppi d’incontro e maratone esperienziali
L’esperienza dei gruppi d’incontro e delle maratone, oltre alla ricchezza di significati personali, racchiude in sé tutti gli elementi del modello umanistico e bioenergetico. I partecipanti ad un gruppo di incontro fanno esperienza di ciò che significa entrare in contatto con se stessi e con gli altri.
Incontrarsi significa sentirsi sicuri nel deporre le proprie maschere per lasciare affiorare ciò che siamo. Così, si scopre che i nostri tanto temuti limiti e le emozioni da tenere sotto controllo conservano un’immagine di noi stessi migliore di quella a cui eravamo affezionati. Incontrarsi significa anche sentire la difficoltà con cui entriamo in contatto rimanendo centrati su noi stessi.
Carl Rogers afferma che con la condivisione, seguita dalla comprensione o dal confronto con l’altro, si può uscire dal disagio. Irvin Yalom elenca almeno dieci fattori di crescita attivati attraverso i gruppi di incontro:
- informazione
- infusione della speranza
- universalità
- altruismo
- riepilogo del gruppo primario familiare,
- sviluppo della socializzazione
- comportamento imitativo
- apprendimento interpersonale
- coesione di gruppo
- catarsi.
Cosa avviene nei gruppi d’incontro
I partecipanti ad un gruppo di incontro sono in numero non troppo elevato e si riuniscono in una situazione il meno possibile strutturata e senza direttive, nel rispetto di poche regole essenziali che riguardano i tempi (di inizio, di fine, le pause) ed il rispetto reciproco. Ogni gruppo poi crea, in poco tempo, le proprie regole naturali e la propria storia, i propri miti.
Nel gruppo di incontro, in cui le persone possono muoversi, esprimere il proprio corpo e le proprie emozioni, respirare, si è liberi di esplorare se stessi in un processo di esperienza diretta, che può durare dalle due ore a più giorni consecutivi.
L’espressione dei vissuti segue un processo nel corso dell’esperienza di gruppo: prima i partecipanti descrivono sentimenti riferiti al passato; quando iniziano a riferirsi al “qui ed ora”, possono emergere anche sentimenti negativi, verso il facilitatore o i membri del gruppo, che Rogers spiega come tentativi di saggiare l’affidamento del gruppo, di metterlo alla prova per capire se poter riporre in esso fiducia.
Si riattivano così i temi legati alla famiglia di origine e si apre una finestra sulla possibilità di curare alcune ferite, di esprimere ed accettare emozioni bloccate, di lasciarsi andare al proprio corpo, di rispecchiarsi negli occhi degli altri per conoscere se stessi.
Gli obiettivi
Nei gruppi d’incontro sono attivi non solo i processi emotivi con cui ogni partecipante costruisce il proprio percorso e i propri significati nel rispetto dei propri tempi, ma anche un processo organizzativo. Questo è a carico del conduttore. Riguarda la preparazione dello spazio, dei materiali, dei tempi. Il conduttore prepara l’ambientazione o contenitore emotivo entro cui dovrà muoversi anche lui per osservare e controllare i processi e le Gestalt in azione. È il conduttore, ma anche ogni singolo partecipante, ad effettuare i rimandi sugli intensi vissuti emozionali del gruppo. In questo modo il conduttore può facilitare, se necessario, la creazione dei legami tra ciò che sta avvenendo nel momento individuale e la storia individuale delle persone. Lo fa senza interpretare. Lascia piuttosto spazio all’accoglienza delle espressioni emotive, corporee e verbali che sono spontanee, vive, forse inaspettate e fuori dai canoni convenzionali.
Questi momenti esprimono spesso un vissuto non ancora capito o decodificato da nessuno prima, ma che proprio per questo richiede solo di essere espresso ed accolto. Un gruppo di incontro ha almeno un obiettivo, un significato e un tempo per ogni partecipante. A livello di gruppo, esso trova il suo fine ultimo nella fiducia di ogni membro nel mostrarsi con gioia come egli è agli altri partecipanti.
Puoi trovare qualche informazione in più sulla pagina Wikipedia dedicata ai T-Group.